martedì 14 febbraio 2006

Senza titolo 5

L'INTENZIONE PERFETTA


Il bene risiede nell'intenzione di non far soffrire gli altri.


L'intenzione di non far soffrire gli altri è ben diversa dalla non intenzione di far soffrire gli altri.


La non intenzione di far soffrire gli altri può ben confondersi con la noncuranza e la disavvedutezza.


L'uomo la cui azione ha causato sofferenza al prossimo pur non avendone l'intenzione potrà ben dire: «Non volevo! Non mi sono accorto di questo, mi spiace assai!...»


L'uomo la cui azione ha pure causato sofferenza al prossimo ma la cui intenzione era quella di non provocargliela mai ed in alcun modo, non avrà invece di che rammaricarsi, giacché il bene coltivato nella sua volontà lo libera dai condizionamenti del mondo: la propria azione è in partenza slegata dai suoi esiti.


Nel primo caso l'uomo si è limitato a non voler il male.


Nel secondo caso l'uomo si è adoperato a voler il bene.


Vero è che a mano a mano che si coltiva la parte positiva della propria volontà, la perfezione dell'intenzione si riflette sempre più frequentemente nei frutti delle proprie azioni e le possibilità di arrecare dolore al prossimo si riducono progressivamente.