mercoledì 18 dicembre 2013

"Nato nel 1406, come si calcola facilmente, aveva Filippo Lippi allora la tonda età di cinquant'anni, creduta meno adatta a cose forti e nuove di quella di quaranta, di trenta: e dei venti non parliamo. Mi pare poi che ciò sia vero per coloro appunto che stanno a contarsi gli anni addosso, a calcolare passi, passaggi, cedimenti: mentre chi, giorno dopo giorno, anno per anno, allunga con semplice lena la mano ai frutti, può arrivare senza ceder gioia ed appetito a cinquanta, a sessanta e chissà quanti ancora: fino a che la pietà di Dio, annoiata del suo lieto peccare, lo toglie dal mondo alla buon'ora."



martedì 29 ottobre 2013

Emozioni

La maggior parte di noi è separata dalle proprie emozioni. Non percepisce più alcune emozioni che pertanto cerca fuori, ossia adoperando supporti quali esperienze particolari, incontri particolari, non ultime visioni di film, letture di fumetti e romanzi.
Nel corso della nostra vita capita di perdere il contatto con parti di sé, parti che ci appartengono ma che abbiamo soffocato.
Tutti ricordiamo certe emozioni o suggestioni che provavamo da piccoli.
La scoperta del mondo, il piacere per un regalo inaspettato, la leggerezza di una corsa in campagna.
Là esperivamo stati d’animo connaturati al nostro sé.
Le emozioni si spandevano assieme a un senso di vitalità.
Amicizie, primi amori, primi approcci col sesso.
Crescendo siamo stati confrontati con doveri via via maggiori.
Responsabilità, lavoro, famiglia.
Allora acquistiamo un’auto nuova, o un abbonamento annuale a una palestra di quelle con 1000 corsi frequentabili.
Cerchiamo partner tra gli sguardi fugaci che incrociamo.
Cerchiamo conferme al nostro senso d’identità, all’idea di chi siamo.
E così avanziamo in un vortice espansionistico che spesso si avvita, all’improvviso o per gradi, su se stesso.
Le emozioni che provavamo da bambini non sono mai svanite, la capacità di sperimentarle è rimasta immutata.
Siamo ancora capaci d’innamorarci come al liceo, di godere per un canestro centrato, o di esaltarci per la prima corsa in motorino.
Possiamo ancora sobbalzare per una risposta inattesa, per un gioco ricevuto, per un passero scoperto sul davanzale.
Siamo ancora in grado di amare.




domenica 29 settembre 2013

«Mai riuscirai a gioire del mondo fintantoché non sentirai l’oceano scorrere nelle tue vene, fintantoché non ti rivestirai del firmamento e ti coronerai di stelle, contemplandoti come l’unico erede del mondo intero – e ancor di più, poiché ci sono altri individui che, come te, ne sono gli unici eredi.»



martedì 17 settembre 2013

E' sempre difficile anteporre il dovere al piacere, alla consuetudine, a ciò che conosciamo.
E' più semplice perseguire il già noto, ciò che - riteniamo - non ci riserverà grosse sorprese.
Questo perché non siamo solitamente disposti a mettere in gioco noi e le nostre "certezze".
Procedendo in tal maniera, la Vita ci manifesta ogni sorta di prova.
Sfide, alle quali siamo chiamati a fornire una risposta.
Ancora, possiamo deliberatamente ignorare tali prove, adducendo ogni sorta di giustificazione a noi stessi e agli altri.
Possiamo continuare a ignorare il legame inscindibile fra gli eventi esteriori e le nostre abitudinarie maniere di comportarci, sin quando saremo troppo indietro per recuperare, e allora si spalancherà dinanzi a Noi la Morte.



La nostra mente succhia al corpo la maggior parte delle energie vitali.
Il corpo possiede una propria intelligenza, è in grado perfettamente di orientarsi nella maniera migliore, di ripararsi e quant'altro.
La mente però non sa nulla di ciò, e quindi procede nella propria direzione.
Secondo quanto ha appreso col tempo.
Mente e tempo vanno a braccetto.
Mano a mano che la mente prende il predominio su noi stessi, attraverso i propri schemi "appresi", il corpo viene progressivamente indebolito.
Emozioni di dolore non osservate comprimono l'energia vitale del corpo e quindi le nostre capacità di discernimento.
Affrancandoci dalla schiavitù del "mentale" è possibile per noi uomini affacciarci su un mondo differente da quello a cui siamo abituati.
Molto più vivo e stupefacente.
Perché ciò avvenga, occorre intraprendere un cammino di fioritura.
E' il cammino che da sempre è indicato velatamente da miti, leggende, precettori spirituali che hanno dato origine ai grandi sistemi religiosi.
Suddetti sistemi inizialmente erano radicati nell'intento e nel pensiero di chi aveva scoperto l'esistenza di un Mondo più autentico.
Via via che l'Uomo cresceva, di tali nuclei di pensiero non restavano che strutture calcificate.
Adesso appare sempre con maggiore chiarezza la necessità di riscoprire l'essenza di tali insegnamenti.



martedì 3 settembre 2013

Ogni cosa, evento o esperienza, può essere adoperata per ascendere a uno stato di coscienza più ampio.



giovedì 29 agosto 2013

Quando si spegneranno le Luci, nulla di ciò che abbiamo accumulato in questo luogo potremo recarlo con Noi.


martedì 6 agosto 2013

Ciò che splende nel cuore umano, rifulge nell'Essenza di ogni Cosa.



lunedì 10 giugno 2013

Noctiluca scintillans


Se trata de un fenómeno completamente natural y de indescriptible belleza: un resplandor de luz azul interrumpe la oscuridad del mar con cada ola. Son en realidad millones de organismos microscópicos bioluminiscentes.



Il Presente

«Quando ci fermiamo anche solo per un momento davanti agli avvenimenti, fermi nell'istante e non persi in quello che l'istante contiene, senza quindi essere posseduti da quegli avvenimenti che pure stiamo vivendo, allora possiamo veramente sentirlo questo presente. In quei momenti diventiamo consapevoli che il presente è statico, eterno, solido e incredibilmente vivo. Al contrario gli avvenimenti esterni o interiori sono mobili, temporanei, effimeri. Allora quando la nostra attenzione è ferma sul contenitore, cioè sul Presente, lasciando che il contenuto, cioè gli avvenimenti, siano solo uno sfondo, possiamo sentire scaturire una qualità di vita che non avevamo affatto percepito.
Lasciare che gli avvenimenti siano, senza afferrarci o identificarci con essi, è come scendere dalla giostra. Questa continua a girare, ma noi non giriamo più.»



venerdì 24 maggio 2013

Compassione nell'orrore

Sul Corriere della Sera di questo mattino, in prima pagina campeggia la fotografia di tre donne che si pongono davanti agli assassini del soldato steso in strada, a Woolvich (Inghilterra).
Gli uomini hanno le mani insanguinate e impugnano le armi, le tre donne li fronteggiano senza timore.
Si vede che stanno parlando, e uno dei due aggressori spalanca le braccia come a giustificarsi.
Poco distante, a qualche metro, il cadavere del giovane di 25 anni.
L’immagine mi ha molto toccato e vi ho visto la compassione di quelle donne, che si sono avvicinate ai due assassini con calma.
È la madre, l’istinto materno che accoglie l’odio.



mercoledì 30 gennaio 2013

Sugli stermini indiscriminati a opera dell’Uomo.


Ho una Vita che mi dona Tutto, ogni cosa che desidero, e anche che, coscientemente, nemmeno credo di aver desiderato.
Come ho scritto nel post del 12 luglio 2009, mi ritengo davvero fortunato, oltre quello che ritengo di dover meritare…
A questo punto vorrei conoscere, di “persona”, i responsabili di Tanta Elargizione…
Qualcuno l’ho conosciuto, qualcun altro forse No, Be, quelli che ho conosciuto, e, credetemi, sono incontri che cambiano la Vita, Be’, costoro mi hanno anche ricordato che non siamo venuti al mondo per disperarci, bensì per ringraziare…
Per ringraziare, col nostro sorriso, anche i più sfortunati, nostri fratelli umani, e, soprattutto, animali…
Sì, perché se i nostri fratelli di specie, hanno tutte le nostre possibilità, intese come intelletto, Cuore, e Volontà (sta a loro decidere se farne uso o meno, e nell’eventualità di un incontro, sta a noi scorgere e individuare fino a che punto, e come, possiamo esser di aiuto), i nostri “fratelli” di specie “inferiori”, mi riferisco ad animali e piante, sono invece molto più deboli di noi.
Si prestano, purtroppo (ma anche questo fa evidentemente parte del Piano), ad essere ingannati dal bipede che, unico tra tutte le specie viventi sul pianeta Terra, ha raggiunto l’autocoscienza.
Costui - l’Uomo -, alla cui specie anch’io con ogni evidenza faccio parte, non sembra propense, con le dovute, rare eccezioni, a ritenere tutti gli altri ospiti di questo pianeta, degni di qualcosa di più di un’occasionale, fuggevole carezza.
Ecco quindi le carneficine e gli allevamenti di massa…
Ecco gli animali nelle gabbie, e quelli negli stalli, quelli sgozzati, e quelli macellati…
Ecco la fettina nel nostro piatto, che addentiamo bramosi senza chiederci mai, a Chi appartenga.
Ecco quindi che si chiede, per il futuro del nostro Pianeta, di prendere atto della nostra posizione, al vertice dell’Ecosistema, perché ciò ci serva a realizzare la Nostra Responsabilità verso tutto il Creato.
Perlomeno della parte con cui possiamo, in questo momento storico, interagire.
Mi auguro, che in tempi piuttosto brevi, la specie umana si renda conto di quanto sia bello, oltreché doveroso, prendersi cura di ogni più piccolo essere vivente.
E se una morte debba essere prodotta, be’, che almeno lo si faccia, con necessità di causa.
Siamo i più grandi, in questo mondo, eppure ci dimentichiamo che questo comporta Responsabilità verso chi è Più piccolo.

Quando, nella fine estate del 2009 incontrai due esseri che erano in ogni caratteristica a me Superiori, non ebbero alcun atteggiamento di supponenza nei miei confronti, nonostante io fossi, e mi sentissi, davvero minuscolo alla loro presenza.
Anzi, costoro, e in questo si evinceva - oltre ogni altro aspetto - la loro Grandezza, manifestavano, con la loro semplice presenza, e i loro sorrisi, il più grande Amore possibile: quello di chi non ha bisogno, verso chi è invece bisognoso.
L’amore di chi è in pace, verso chi invece è ancora in cammino.
È questa la Compassione.
Avvertirla nei Miei confronti, nonostante tutte le mie debolezze, ha acceso forse in me, all’istante, la Fiamma verso chi, rispetto a me, è molto più debole e ingenuo.
Il più grande si dona al più piccolo, con spontaneità e vivo affetto.

Non siamo, alla fine, un Solo Essere Vivente?



martedì 8 gennaio 2013

Canto dello splendore dell'acqua

Nel fondo stesso, a cui volevo attingere
acqua con la mia brocca, ormai da tempo alle pupille
aderisce splendore... tante le mie scoperte
quante mai fino a ora!
Qui, riflesso dal pozzo, scopersi in me tanto vuoto.

Che sollievo! Interamente non saprò in me trasportarti,
ma voglio che tu resti, come nello specchio del pozzo
restano foglie e fiori colti dall'alto.
dallo sguardo degli occhi stupefatti -
occhi più luminosi che tristi.



("Canto dello splendore dell'acqua", di Karol Wojtyla, in "Poesie. L'opera poetica completa")