mercoledì 20 gennaio 2010

Senza titolo 80

Una volta ero un demone.

Avevo quattro o cinque amici con i quali mi cullavo e mi spingevo sempre un po' più in là.

Coi quali mascheravo / mascheravamo la nostra solitudine.

La nostra confusione - perdita di senso.

Ed eravamo forti - coraggiosi -, io, in particolare, ero una specie di demone, spirito combattente.

Laddove c'era da dimostrare qualcosa, oltrepassare un limite non valicabile, sottomettere un altro gruppo di ragazzi, io ero sempre in prima fila.

I miei compagni contavano sempre su di me, ed io su di loro.

Poi arrivò la tragedia, la morte, il lutto - nero - che tutto inghiottì.

Se ne andava un'epoca, se ne andava qualcosa, sensibilità, sentimenti, senza che io lo comprendessi.

Senza che mi fosse data occasione di capire.

Senza che mi fosse mostrato cosa stava accadendo, cosa IO andavo perdendo.

E un giorno, di colpo, realizzai che era tutto cambiato.

Che era tutto finito.

Che ci eravamo trasformati.

Che il demone era diventato "cattivo", sprezzante, cinico e pericoloso.

Mi allontanai sempre più da qualcosa, per avvicinarmi a qualcos'altro.

Iniziarono così altri viaggi, altri anni, altri amici, altri sguardi, ma io...

... non ero più lo stesso.

Qualcosa aveva preso a regnare al posto mio.

Di lì a poco sarebbe iniziata la discesa, la china, la folle carambola.

Di lì a poco avrei incontrato il mio doppio.

Il doppio di ognuno di noi.

Il volto - nero - che si cela dietro il nostro capo.

E quel doppio mi avrebbe fatto combinare tanti guai, passare SOPRA a tante cose.

Rinnegare e odiare tanto di ciò che REALMENTE IMPORTA.



Ora mi ritrovo qui.

Il doppio va morendo.

Va lasciando il posto a chi lo occupa di diritto.

A chi avrebbe sempre dovuto splendere e regnare.

A chi per tanto - troppo - tempo...

è rimasto a guardare.

Mi ritrovo qui, improvvisamente,

e non so cosa fare.



Cosa si può fare - a questo punto?

Cosa fareste voi?

Cosa andrebbe - va - fatto?

Dove bisogna andare?

Con chi bisogna parlare?

Quanto in alto dobbiamo levare la nostra voce?



Il bello è... che solo nel silenzio riesco a sentire - percepire - un senso.

Una finestra che si spalanca gradualmente.

Una finestra - sbarrata - che di colpo vuole aprirsi.

Che di colpo vuole mostrarmi qualcosa.

Cosa?

Chi sono io?

Perché sto respirando?

Cosa mi trovo a fare qui?

Se tutto è diverso da ciò che pensavo,

TUTTO, cos'è?




- voi lo sapete?