IO NON TROVO PIÙ LE COSE, LE COSE TROVANO ME
Ieri sera banchettavo ad una sagra, in un piccolo paese in collina.
Ad un certo punto avanza tra la folla una donna, fiancheggia i tavoli precedenti il mio e viene dritta verso di me.
Aveva un aspetto dimesso, era sulla quarantina ma dimostrava molto di più.
Mi porge un libricino e sussurra: “Aiutami a venderlo, costa solo 5 euro”.
“Va bene”, le ho risposto. Ho estratto la banconota dal portafoglio e preso il libro, senza sapere bene cosa fosse.
Lei ha ringraziato, ed è sparita di nuovo tra la gente.
Allora ho aperto a caso il libricino, conteneva poesie.
Ho letto il titolo del componimento che mi è apparso davanti: “Fuga dal corpo”.
Ho sorriso e l’ho riposto nella borsetta della mia ragazza, che mi sedeva di fronte, senza leggere nulla.
Lei che ha assistito a tutta la scena mi ha guardato, si è limitata a fare un’osservazione, tra il paziente ed il divertito, sul fatto che ultimamente non so dire più di no a chiunque mi offra qualcosa.
Le ho risposto, cercando di essere convincente (ma in questi casi non è facile!), che non era stato un episodio casuale, che probabilmente quel libricino conteneva qualcosa che mi avrebbe interessato.
Poco fa ho ripreso in mano il volumetto spillato.
È di un tale Walter Di Blasio.
Le poesie contenute esprimono in maniera più o meno velata le stesse cose che trovate in questo blog.
Ultimamente questi episodi mi accadono sempre più spesso.
Vedete, tra tutte le persone sedute nelle file di panche affollatissime, quella donna aveva puntato dritto verso di me, l’unico che, probabilmente, avrebbe acquistato quel libro – anzi qualunque cosa mi avesse offerto (con somma gioia della mia compagna) - senza proferire parola.
Ecco uno di quei componimenti, è a metà libricino, lo stesso di cui ho letto per primo il titolo.
FUGA DAL CORPO
Il passato è passato,
è dura ficcarselo in testa.
Se il futuro fosse
l’ampio giro di ritorno
di quella noiosa maturità acquisita
pregherei il mio fantasma analfabeta
di non custodire più nessun corpo
sapientemente idiota.
È piacevole fuggire dai piaceri,
non ho mai pensato,
mi nutro del latte
di nubi variopinte;
da ciò deduco che il verbo – io eterno –
è un’assenza totale di strutture,
di cornici, di idèe;
un flusso continuo e variabile.
In ogni film c’è un velo di filosofia
e non c’è vantaggio nel vivere.